EmmyBruno

"Tipo, Standard ed evoluzione nella Razza Terranova" di Emmy Bruno

(Relazione congressuale in occasione del Meeting Internazionale sulla Razza tenutosi a Torino nell'ottobre 1996)

 

 

 

La mia relazione ha come titolo: “Tipo, Standard ed evoluzione nella razza Terranova”. Ho scelto di trattare questi argomenti perché ritengo che essi siano alla base di quel dialogo che è lo scopo fondamentale del nostro Meeting.

Per dialogare, prima di tutto occorre “parlare la stessa lingua”: ciò significa intendersi sul significato dei termini e delle tematiche trattate.

Definire questi concetti diviene perciò indispensabile ed estremamente utile. Affrontando il problema del tipo, inoltre, vedremo come esso sia legato allo standard e l'uno e l'altro all'evoluzione della razza.

Che cos'é, dunque, il Tipo?

A tale domanda un cinologo potrebbe rispondere con una definizione semplice e concisa:

“Tipo è l'insieme dei caratteri distintivi comuni a tutti gli individui che compongono una razza”.

Questa risposta, che appare esauriente nella sua schematicità, racchiude in realtà problematiche ben più complesse. Se guardiamo alle origini,il concetto di tipo nasce nel momento in cui un gruppo di soggetti appartenenti alla stessa specie, in virtù di condizioni ambientali, storiche, geografiche o di utilizzo, acquisisce la capacità di riprodurre con una certa costante determinate caratteristiche, dando vita ad una popolazione omogenea, ad una razza.

Il Tipo è dunque il prodotto di un certo patrimonio genetico formato da un elevatissimo numero di geni. Di questi una parte compone copie omozigoti invariabili, legate alla specie o ai caratteri fissati nella razza, una parte, invece, costituisce copie eterozigoti che producono variazioni.

Poiché ogni genitore fornisce al nuovo individuo metà del suo genoma, genitori con caratteri simili avranno più probabilità di fornire gli stessi geni creando così copie di alleli identici, con maggiore omozigosi e fissazione dei caratteri.

Su questo meccanismo è basata la sottile opera di selezione della natura e sempre a questo meccanismo si rivolgono gli allevatori quando vogliono creare una razza o stabilizzarne i caratteri.

Non dimentichiamo tuttavia che tutte le razze provengono da un meticcio indifferenziato e che solo uno o due secoli fa l'ibridismo naturale e l'incrocio interrazziale erano molto comuni. E' allora facile capire come anche nell'ambito di una popolazione omogenea, di una razza, possono essere latenti caratteristiche eterogenee e tendenze. Ci troviamo di fronte ad una omogeneità relativa che include molte variabili.

Il concetto stesso di individuo indica delle differenze più o meno evidenti, tali che nessun singolo sarà mai identico ad un altro della stessa specie.

A questo punto diventa però fondamentale distinguere fra variazioni individuali nell'ambito di uno stesso tipo e variazioni tipologiche nell'ambito di una stessa razza.

Se noi scendessimo da un aereo all'aeroporto di Hong Kong certamente alla prima impressione gli abitanti di quella città ci apparirebbero tutti uguali. Il nostro cervello dimostrerebbe così di saper analizzare e riconoscere i caratteri di tipo della razza asiatica. Solo dopo un certo tempo, con attenta osservazione e confronto, potremo iniziare a distinguere le varie persone cogliendone gli aspetti individuali. Avremo cioè “fatto l'occhio”.

Mi viene in mente l'immagine della piccola zebra che riconosce la madre dalla disposizione delle strisce. Ebbene, il nostro cervello lavora allo stesso modo, ma per lavorare ha bisogno di dati. Per farci il cosiddetto “occhio” dobbiamo imparare a muoverci con disinvoltura nel campo delle varianti.

Quando nelle ripetute osservazioni ci capiterà di notare un certo particolare, non chiediamoci se ci piaccia o no, affrontiamolo con spirito critico, analizziamolo. A quali parti anatomiche si riferisce? Che dice in proposito lo standard e, soprattutto, ha un significato funzionale per la razza? Alla fine dovremo arrivare a capire quale riflesso esso abbia sull'espressione della razza, se ne sia parte integrante o semplice “optional”. Ma cosa può permetterci di affermare con sicurezza che un certo carattere è un carattere di tipo?

Ogni razza possiede delle caratteristiche sue proprie così importanti ed affermative, così peculiari da costituire esse stesse “il Tipo”.

Facciamo un esempio molto semplice. Capita di sentir dire: “Quel cane assomiglia ad un Bracco” oppure “Sembra un Mastino” od ancora “Ha l'espressione di un lupo”. Orbene, questi soggetti potranno anche appartenere tutti alla medesima razza ed in ogni cosa assomigliarle fuorché nei particolari capaci di rievocare in noi una ben differente immagine.

Ogni volta che una razza sconfina, per un suo carattere, in un'altra razza viene infranto il concetto di uniformità razziale. Si tratta di un fatto grave cui va dato il massimo rilievo ai fini del giudizio e della selezione.

I caratteri di tipo rivestono la massima importanza e la loro salvaguardia è garanzia di perpetuazione della razza nel tempo.

Sono proprio questi caratteri che dovrebbero essere meglio identificati, approfonditi, descritti ed illustrati nello standard perché esso cessi di essere uno scheletro da vestire a piacimento e possa costituire finalmente una guida concreta.

Quando noi diciamo che una testa deve essere larga e massiccia, non abbiamo ancora detto nulla. Anche nel San Bernardo e nel Mastiff è così, come pure nel Rottweiler e nei Bovari.

Potremo prendere delle misure e tuttavia esse resterebbero ancora prive di forma e di vita. Bisogna scendere più in profondità alla ricerca di tali e tanti particolari tecnici che immessi in un computer consentirebbero alla macchina di fornirci un identikit del tipo ideale.

A questo punto mi preme sottolineare un concetto molto importante: in cinotecnia, tipicità equivale a bellezza e bellezza è sinonimo di perfetto adattamento alla funzione.

Il tipo ideale è dunque il Tipo funzionale.

Quei dati che oggi sono entrati nella nostra mente come caratteri di tipo di una razza, entrarono secoli addietro nel suo patrimonio genetico e là si elaborarono, si rinforzarono, si espressero via via con incidenze sempre più frequenti in virtù della loro utilità.

Dapprima si trattò di intervento naturale ma poi fu l'uomo che, accorgendosi di quale specializzato ausiliario potesse essere il cane, incominciò ad affiancare ad ogni sua diversa attività un differente tipo.

Nacquero così le razze e nacque la cinofilia ufficiale che sentì il bisogno di descrivere le forme di ognuna di esse negli Standards, perché fossero perpetuate e non ne venisse alterato il tipo.

E' naturale che i primi Standards stilati fossero ancora alquanto imprecisi ma dobbiamo ad essi il massimo rispetto tenuto conto del salto qualitativo appena compiuto dalla cinotecnia di allora. Si trattava di esprimere con un vocabolario ancora incompleto e preso a prestito da altre discipline, la multiformità di aspetti che la natura aveva fornito alla specie canina.

In ogni caso lo Standard del Terranova, redatto in Inghilterra nel 1886, quando l'isola omonima era ancora colonia inglese, dava già una impostazione abbastanza chiara della razza, tanto da restar quasi immutato, come Standard F.C.I., fino a quest'anno. E' recentissima e datata 24 luglio 1996 la nuova edizione dello Standard F.C.I. Che si avvicina ancor più, nell'esposizione, a quella statunitense e canadese.

Confrontando tra loro i tre Standards notiamo come, ad eccezione del colore, l'immagine del Terranova che ne emerge sia la stessa; ciò non di meno essi dovrebbero essere ancora più precisi in modo tale da non consentire equivoci.

Il primo congresso cinologico mondiale, tenutosi a Firenze nel 1932, auspicava la redazione di un modello tipo di Standard per le razze canine.

Nel 1934 il secondo congresso di Monaco deliberava all'unanimità che nella redazione futura di Standards di varietà canine fosse adottato il seguente Standard-Tipo.

 

Standard-Tipo

 

1 - Apparenza generale e attitudini:

• caratteri precisanti la razza;

• posto nella classificazione utilitaria.

 

2 – Testa:

• tartufo: grandezza, forma, colore;

• canna nasale: forma, profilo,lunghezza, larghezza;

• labbra: forma, spessore, elasticità, profilo inferiore;

• mascelle: sviluppo, regolarità;

• stop: grado di accentuazione;

• cranio: forma, profilo, direzione degli assi longitudinali del cranio e del muso, arcate sopracciliari, solco frontale, occipite;

• occhi: espressione, posizione, colore, forma e pigmentazione delle palpebre;

• orecchio: attacco, portamento, forma, grandezza;

• collo: attacco, portamento, lunghezza, spessore, giogaia.

 

3 – Arti anteriori:

• spalla e braccio: lunghezza, direzione, sviluppo, angolo della spalla;

• avambraccio: direzione, muscolatura;

• carpo: grossezza;

• metacarpo: grossezza, lunghezza, direzione;

• piede: forma, curvatura delle dita, unghie, suole.

 

4 – Corpo:

• petto: profilo, larghezza:

• torace: altezza, larghezza, lunghezza;

• costole: forma, direzione;

• dorso: profilo, lunghezza;

• reni: lunghezza, larghezza, sviluppo muscolare;

• ventre e fianchi: sviluppo, profilo;

• groppa: lunghezza, larghezza, direzione.

 

5 – Arti posteriori:

• coscia: lunghezza, larghezza, muscolatura;

• gamba: direzione, lunghezza, sviluppo muscolare;

• garretto: altezza, lunghezza, angolo del garretto;

• tarso e metatarso: grossezza, lunghezza, direzione, speroni;

• piede: forma, curvatura delle dita, unghie, suole;

• coda: attacco, forma, lunghezza, portamento in azione e in riposo.

 

6 – Mantello:

• colore: particolarità;

• pelo: lunghezza, grossezza, tessitura, densità, direzione, sottopelo;

• pelle: pigmentazione delle muscose interne ed esterne, elasticità.

 

7 – Taglia ( al garrese e alla groppa) e pesi:

• limiti: massimi e minimi.

 

8 – Andatura:

• tipo di andatura.

 

9 – Difetti di tipo e costruzione:

• i difetti considerati come i più gravi devono essere scritti in corsivo.

 

10- Difetti che portano alla squalifica.

 

Questo Standard-Tipo è in sé un sunto di cinognostica e non lascia spazio alle improvvisazioni. Indica ciò che lo Standard deve essere: una descrizione accurata, inequivocabile, un punto fermo a tutela della razza.

Lo Standard è un ideale astratto, un'idea pura che deve confrontarsi ogni giorno con i modelli che sono realtà concrete. L'ideale è -come dice il nome- “perfetto”, ma nella vita di ogni giorno il cane perfetto non esiste o forse siamo noi che non sappiamo accontentarci al punto che, a forza di ritoccare certi particolari finiamo per andare troppo oltre.

Possono esistere -è vero- ceppi, correnti, famiglie con caratteristiche loro proprie ma, quando le varianti in eccesso o in difetto arrivano a modificare il Tipo, esse costituiscono trascendimento dello Standard e comi tali devono essere penalizzate. Va detto che non sempre le variazioni sono così evidenti ma esistono sfumature e gradi che comunque volgono verso l'una o l'altra tendenza. Talore esse appaiono appena percepibili e può così accadere che tali difetti vengano considerati con indulgenza o passino inosservati; ma non bisogna dimenticare che, se un difetto di costruzione può essere facilmente superato,un difetto di Tipo si insinua nelle lingue di sangue ricomparendo magari subdolamente e creando disomogeneità nella razza.

Certamente se noi potessimo contare su uno standard così accurato come quello proposto prima sarebbe più difficile incorrere in erronee interpretazioni. I giudici stessi potrebbero avvalersi di uno strumento più rigoroso e ciò, da un lato stimolerebbe negli allevatori una maggiore aderenza allo Standard, dall'altro eviterebbe situazioni di malcontento a causa di differenti valutazioni di pregi e difetti.

In realtà oggi ci troviamo talvolta di fronte a macroscopiche escursioni delle qualifiche che provocano dubbi ed incertezze.

A questo punto qualcuno si domanderà: “Ma qual'è dunque il Tipo ideale: il mio, il tuo, l'americano, il tedesco”?

Premesso che l'uso di questi termini non dovrebbe poter avere un senso, diremo che il Tipo è uno solo ed è quello indicato dai prototipi. E' evidente che come prototipi non prenderemo il Terranova di Bewich del 1789 ne quello di Ash , fantasmi emergenti da un passato nebuloso quando la razza non era stata ancora riconosciuta, bensì cani realmente esistenti considerati rappresentanti eccellenti ed indicati come modelli all'epoca della stesura dello Standard. Per fortuna qualche valida immagine è giunta fino a noi per colmare le lacune. Una delle più significative è forse quella di Black-Prince. Se noi osserviamo questo soggetto già attuale nel tipo, ritroviamo quei caratteri inconfondibili che lo standard dovrebbe precisare: cranio tondeggiante, fronte larga, occhi piccoli -profondi- distanti fra loro, parallelismo degli assi cranio-facciali, muso squadrato tagliato netto, tartufo ampio, labbro morbido ma non cadente, orecchi di buona forma ben inseriti, collo forte, torace profondo e cerchiato, ossatura possente, piede da gatto, coda di giusta lunghezza e portamento. Può darsi che in questa riproduzione, peraltro non fotografica ma dettata dall'interpretazione artistica, egli possa sembrarci imperfetto sotto certi aspetti: la groppa appare alta, le angolature alquanto carenti, la linea dorsale non propriamente tesa, ma le caratteristiche di Tipo sono là, senza bisogno di parole, a parlarci della razza.

Ciò su cui si potrebbe lavorare non è dunque certamente il Tipo ma la costruzione. Perfezionare la costruzione dei propri soggetti dovrà essere sempre uno degli obiettivi fondamentali di un allevatore.Attenzione però a non incorrere nell'errore di privilegiare la costruzione sul Tipo o finiremo per trovarci in alto mare, alla deriva, ben lontano da quell'immagine ideale che i fondatori della razza hanno voluto e, a pieno diritto, hanno chiamato Terranova.

Nessuna deviazione di Tipo, pertanto, potrà mai essere giustificata adducendo a motivo l'evoluzione.

Quando ci inoltriamo su questo argomento caro alla zoologia si corre il rischio di andare a mescolare sacro e profano giacché si accostano gli interventi spesso frettolosi dell'uomo alla lenta e saggia operosità della natura.

Per evolvere una specie ha bisogno di millenni; in questo caso l'evoluzione è la risultante di un continuo adattamento della specie all'ambiente in modo da stabilire per interazione le condizioni ottimali di sopravvivenza. Ciò implica quindi soltanto significati positivi.

Quando invece arriviamo a parlare di razze canine, ci limitiamo allo scorrere rapido di pochi lustri o di qualche decennio e ben diverse risultano le motivazioni e gli obiettivi. Non esiste più un fine unico, uno sforzo preciso, un significato funzionale; tutto è legato al gusto, all'interpretazione, alla moda, a ciò che piace e, quando una cosa piace, si cerca di esaltarla sempre più senza accorgersi di esagerare.

Così, quando l'uomo interviene nei delicati meccanismi di selezione, quando prende in mano le redini della genetica, c'è il rischio che i suoi sforzi sfocino in un bisogno di affermare, esasperandoli, certi caratteri più di quanto farebbe la natura o, peggio, contro la stessa evoluzione naturale.

A questo punto il Tipo ideale non può bastare, si arriva alla caricatura che Tipo non è più.

Ed allora, mi domando: fino a che punto il momento storico ha diritto di influenzare la razza? Le mode cambiano, come i gusti degli uomini, ma una razza non è un abito da buttare quando non ci piace più, bensì un amalgama prezioso di caratteri che si sono espressi ad un certo punto della storia di una specie e sono quindi una eredità preziosa che abbiamo il dovere di accogliere e conservare integra. Non abbiamo il diritto di modificare arbitrariamente il Tipo.

Una razza è come un quadro firmato. Chi mai oggi oserebbe dipingere di blu “I girasoli” di Van Goog perché vanno di moda i fiordalisi?

 

 

Conclusione

 

E' ovvio e naturale che tra gli individui appartenenti alla stessa razza esistano differenze più o meno evidenti, ma le caratteristiche fondamentali del tipo devono essere rispettate. Scostamenti in difetto o in eccesso possono essere tollerati solo per entità minime.

I caratteri di tipo dovrebbero essere descritti nello standard secondo un preciso elenco e devono essere immutabili nel tempo.

E' importante individuare quelli che sono i caratteri fondamentali del Tipo di una razza, codificarli con una terminologia e descrizioni precise, stabilirne i limiti di tolleranza.

L'evoluzione deve tendere non a variare il Tipo bensì a migliorarne l'espressione.

Intendersi sui termini tecnici e comprendere nella giusta ottica la meccanica evolutiva della razza è la sola via che può portare tutti noi ad operare in una direzione unica.

E' auspicabile per il futuro la costituzione di una Unione Mondiale del Terranova che veda la partecipazione di tutti i Clubs. Ciò consentirebbe di monitorare la razza su larga scala mettendo in comune informazioni ed esperienze e permetterebbe altresì di affrontare i problemi con l'autorevolezza che deriva dalla coralità delle decisioni.